Marina Martelli (1943-2023) ha costituito una figura centrale dell’etruscologia italiana per tutta la seconda metà del XX secolo.
Dopo gli studi universitari nella natia Bologna, il servizio nelle soprintendenze archeologiche di Agrigento e di Firenze e presso l’Ufficio Centrale del Ministero per i Beni Culturali, è divenuta professore associato presso l’università di Urbino. In seguito, come professore ordinario, da Urbino è passata all’università della Tuscia a Viterbo, nella quale ha terminato la sua carriera.
Numerose sono state le sue partecipazioni a convegni, come le organizzazioni di mostre. La sua vasta produzione scientifica si è incentrata sulle produzioni vascolari figurate greche ed etrusche, su una lunga diacronia, sui prodotti delle cosiddette arti minori come l’oreficeria e la glittica. La sua minuziosa e approfondita conoscenza delle realtà archeologiche si è ampiamente manifestata nei suoi scritti: nei quali non ha mancato di rilevare quanto riteneva errato fosse contenuto negli altrui scritti. In ciò Marina Martelli ha dimostrato quanto il suo animo e la sua concezione della ricerca non cedevano a considerazioni di opportunismo. Così che non le sono mancate difficoltà nei rapporti all’interno del suo ambito di attività: ma altrettanti sono da numerare gli apprezzamenti riscossi. Marina Martelli ha sempre scelto di firmare i propri scritti senza aggiungere al suo il cognome del consorte che le mancò prematuramente. Anche in questo, oltre ad un profondo riserbo, si rivela sia forza della sua autonoma personalità.