Palazzo Corsini:
Il Salone di lettura della biblioteca
Il grande e luminoso salone che oggi, al primo piano di Palazzo Corsini, accoglie i frequentatori della biblioteca ha una lunga storia ed ha visto, nel corso del tempo, diversi cambi di destinazione del proprio uso, in seguito alla naturale evoluzione della storia e delle funzioni dell’intero edificio.
Si tratta dell’antico salone di rappresentanza che fino al 1883, quando l’intero palazzo viene venduto dalla famiglia Corsini allo Stato italiano, era destinato soprattutto ai ricevimenti, al ballo e a intrattenimenti musicali.
Realizzato alla metà del Settecento secondo canoni del gusto tardo barocchi con illusionistiche architetture in prospettiva che inquadrano angeli sostenenti stemmi di casa Corsini, opera di Domenico Tonelli, è decorato da una Allegoria dell’Aurora, dipinta al centro del soffitto dal pittore Liborio Marmorelli. Oggi il contesto decorativo di questo ambiente appare molto diverso.
Le decorazioni del soffitto e quelle delle pareti, eseguite dal quadraturista Vincenzo Torrigiani, che dipinse scene di paesaggi romani e napoletani, furono sostituite, all’indomani dell’insediamento dell’Accademia nel Palazzo trasteverino, da tempere raffiguranti le Allegorie delle Scienze, più adatte a celebrare il prestigio della Reale Accademia dei Lincei. Sulla parte alta delle pareti il perugino Domenico Bruschi realizzò l’allegoria delle Scienze Umane, della Geografia, dell’Astronomia, della Medicina, della Giurisprudenza, delle Scienze naturali, della Matematica e della Fisica. Le allegorie sono accompagnate dai nomi dei personaggi famosi che si riferiscono alla singola disciplina.
Le immagini furono corredate da cartigli con citazioni particolarmente significative attribuite a personaggi di spicco nei campi della scienza, della politica, della letteratura: Quintino Sella e Galileo Galilei opportunamente citati della nuova sede lincea, ma anche Leonardo da Vinci, Pellegrino Rossi, Dante Alighieri, Lazzaro Spallanzani, Cicerone, Tacito e Virgilio. Al centro del soffitto campeggia lo stemma linceo, circondato da due stemmi sabaudi. La decorazione, terminata nel 1885, si riferisce stilisticamente alla temperie neorinascimentale e purista del secondo Ottocento e valse al pittore, la nomina a Commendatore della Corona d’Italia. Domenico Bruschi era stato peraltro impegnato in altri palazzi istituzionali: a Roma il Palazzo della Consulta (1870 – 71) a Perugia nel Palazzo della Provincia e della Prefettura (1870 – 75 circa). .
La scelta del Bruschi e le tematiche proposte segnarono un deciso passaggio dell’edificio romano, e del suo maggior salone di rappresentanza, dalla dimensione privata di palazzo di famiglia a quella pubblica di sede istituzionale della prestigiosa Accademia dei Lincei, sotto l’egida della casa regnante e secondo i progetti del Presidente Quintino Sella che, abile regista dell’operazione immobiliare di acquisto del palazzo da parte dello Stato, non arrivò a vederne i risultati. Morirà infatti il 14 marzo del 1884. Alla commemorazione della sua figura sarà dedicata la prima, solenne, seduta di inaugurazione dell’anno accademico linceo, alla presenza del re Umberto I e della regina Margherita, l’11 giugno 1885.
Tra i resoconti giornalistici della giornata anche quello del poeta e scrittore Severino Attili che, inviato della rivista “Roma Antologia” descrive riferendosi proprio a questa sala “vasti e magnifici locali”. .
La solennità e la grandiosità di questi ambienti viene usata, da quel momento in poi e per tutto il Novecento per le cerimonie ufficiali e le sedute solenni di apertura e chiusura dell’anno accademico, dapprima alla presenza dei Reali, poi del Presidente della Repubblica. Intorno agli anni Quaranta vengono costruiti scaffali lignei, tuttora esistenti, destinati alla conservazione di parte del fondo Caetani. Solo in tempi recenti e per motivi legati alle mutate esigenze della biblioteca si deciderà di sistemarvi quella che oggi è l’accogliente e spaziosa sala di lettura, attrezzata per la consultazione del materiale di pregio e per le ricerche.
Un’eco della dimensione privata e delle atmosfere che circa trent’anni prima del passaggio allo Stato dovevano coinvolgere l’intero palazzo ed in particolare proprio quest’ambiente, si coglie nel racconto dell’americano Charles Eliot Norton, illustre dantista e letterato che descrive, nel suo Diario di viaggio, il raduno del popolo romano presso Palazzo Corsini la sera del 9 gennaio 1856, per l’estremo saluto al principe Tommaso Corsini senior morto tre giorni prima. Norton ricorda in proposito che “ signori e gentiluomini, povere donne con i loro bambini in braccio, preti, soldati, cenciosi operai, ragazzi e ragazze e stranieri di tutte le razze” avevano salito “la magnifica doppia rampa di scale” (la stessa che ancora oggi conduce i lettori al primo piano) ed attraversato, per andare ad omaggiare la salma del vecchio principe, proprio l’odierna sala di studio, quello che Norton chiama il “primo grande salone” del quale oggi immaginiamo l’intensa suggestione , la luce delle candele ed il mormorio delle preghiere. Appena qualche anno più tardi, in una lettera del dicembre 1860 indirizzata a Francesco Cerroti, il bibliotecario allora in carica, dal principe napoletano Vincenzo Pignatelli, lo stesso ambiente viene ricordato come un luogo dove il “Principe tuo mecenate suole dare delle feste”
Legenda
Fig. 1 Soffitto con stemmi dell’Accademia dei Lincei e di Casa Savoia
Fig. 2 Decorazione
Fig. 3 Allegoria della Fisica