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La commissione Beni Culturali sulla tutela del paesaggio

        La tutela del paesaggio

Commissione Beni Culturali dell'Accademia Nazionale dei Lincei

La Commissione Beni Culturali dell’Accademia Nazionale dei Lincei sta seguendo con grande attenzione e preoccupazione le discussioni sui procedimenti atti a incrementare il sistema energetico nazionale con l’adozione, tra gli altri strumenti, di pale eoliche e pannelli fotovoltaici ritenuti non dannosi per l’ambiente.

La tragedia dello scontro in atto tra Russia e Ucraina, con le sue ricadute nell’importazione di gas, e non solo in Italia, sta riproponendo con forza la necessità di incrementare sull’intero territorio nazionale l’utilizzo di fonti di energia.

In realtà la discussione è nata già da tempo, ai margini del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un confronto a volte assai aspro tra opposte esigenze, nelle quali si confrontano in modo non corretto ambiente e paesaggio, facendo della tutela del paesaggio una fastidiosa complicazione che impedisce una rapida transizione ecologica. È stato dichiarato nei mesi scorsi che le norme attuali sull’archeologia preventiva, che è parte integrante del Codice degli Appalti ‒ faticoso risultato di un accordo tra Ministero della Cultura e Ministero dei Lavori Pubblici ‒ non funzionano, soprattutto a causa della lentezza dei tempi per le autorizzazioni ambientali, paesaggistiche e culturali: mentre è la scarsità di risorse professionali a costituire ostacolo. Si è arrivati a dire che sarebbe il momento di dire basta ai controlli preventivi che rallentano tutto. Ma questa potenziale velocità può trovare le forme e i modi per realizzarsi senza condannare i nostri beni culturali e il paesaggio a un ruolo ancillare, succube di fronte a interventi considerati di maggiore importanza per la società.

Lo scorso 8 febbraio è stato modificato l’articolo 9 della Costituzione, il cui testo è ora il seguente: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

Si deve riconoscere che la tutela del paesaggio non sempre va d’accordo con la tutela dell’ambiente (tutele entrambe indicate nell’articolo 9 della Costituzione) se dell’ambiente si offre un’interpretazione per così dire “riduttiva”. In nome della c.d. “transizione ecologica” può trovare giustificazione qualsiasi opera che contrasti il riscaldamento globale e che, a suo nome, prevalga sulla tutela paesaggistica. Sarebbe auspicabile, al contrario, un’integrazione virtuosa tra paesaggio e ambiente, ma basata su regole precise, e la regola dovrebbe essere la salvaguardia del paesaggio storico e storicizzato: quel che fa dell’Italia, con un uso retorico di un modo di dire di Dante e di Petrarca, il “bel paese”.  Il rischio è quello di ridimensionare l’importanza del paesaggio rispetto a opere destinate alla difesa dal riscaldamento globale.

Come hanno osservato Giuseppe Severini e Paolo Carpentieri: «La dannosità, insomma, si profila e si concretizza contro il mirabile paesaggio italiano e contro il delicato, prezioso sistema di sua tutela approntato e affinato con accurata sapienza giuridica lungo tutto un secolo: e questo affonda nell’identità e nella cultura dell’Italia al punto che il collegamento tra cultura e paesaggio – la culturalità del paesaggio – modella la sua protezione giuridica e offre la base al riconoscimento della massima dignità costituzionale».

Si tratta, allora, di organizzare la tutela del paesaggio con particolare attenzione alla presenza dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, che rappresentano attualmente il sistema di produzione di energia elettrica su cui si punta per conseguire la transizione ecologica e per ridurre le importazioni di gas dalla Russia, obiettivi questi che richiedono tempi rapidi.

Occorre disporre, il prima possibile, di un sistema di regolamentazione e controllo della tutela del paesaggio. Il sistema amministrativo italiano non funziona sufficientemente bene, in questo campo come su altri, per diverse ragioni. Per questo, uno dei punti più rilevanti del PNRR ha per oggetto proprio la riforma della Pubblica Amministrazione. La tutela del paesaggio è oggi decentrata, con mancanza di omogeneità tra le regioni, spesso con assenza di piani e con tempi di decisione molto lenti. Queste deficienze si sommano a quelle degli altri organi che hanno il compito di governare l’impiego dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, ma non quello di tutelare il paesaggio. 

Non riescono certo a porre un utile rimedio i piani paesaggistici regionali. È noto che sono poche le regioni ad essersi attivate, e questa gravissima carenza non è senza gravi ricadute per la conservazione del paesaggio, perché in questo modo si tenta di derogare di volta in volta allo spirito delle leggi. Certo è che, in attesa che lo Stato, come spesso avviene, operi esercitando il potere sostitutivo sulle regioni, in moltissimi territori italiani si continua a operare nella illegittimità assoluta, ignorando che la salvaguardia dei valori del paesaggio non può essere derogata da alcuna legge regionale.

La Commissione Beni Culturali dell’Accademia dei Lincei auspica che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza introduca, con la riforma della Pubblica Amministrazione, in relazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili, un sistema di tutela del paesaggio efficiente e rapido, migliorando mediante le necessarie nuove assunzioni di personale la funzionalità delle Soprintendenze di Stato, purtroppo oggi fortemente sottodimensionate rispetto ai futuri e gravosi impegni che attendono le strutture deputate alla preservazione del nostro patrimonio culturale per le generazioni future.

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I pareri espressi dalle Commissioni Lincee rientrano nella loro autonoma responsabilità.

 
Autore: 
Commissione Beni Culturali
Data: 
21/03/2022
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