La sperimentazione sugli animali è necessaria nella battaglia contro il coronavirus
di Silvio Garattini - Jacopo Meldolesi - Stefano Schiaffino
La ricerca di trattamenti efficaci nell’uomo contro il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia COVID-19, sta impegnando migliaia di ricercatori di tutto il mondo. Uno degli strumenti essenziali di questa lotta è la disponibilità di farmaci e vaccini specifici, finora inesistenti e quindi da produrre. La ricerca in questo campo non sarà né semplice né rapida. Prima di poterlo usare nell’uomo bisogna dimostrare che un nuovo farmaco o vaccino induce l’effetto richiesto di terapia senza indurre tossicità. L’efficacia dei nuovi farmaci, inizialmente scelti in base ai loro effetti su cellule isolate in vitro, deve quindi essere studiata in modelli di animali che mostrano aspetti di malattia analoghi a quelli dell’uomo. Sperimentare farmaci e vaccini direttamente sull’uomo sarebbe, infatti, non solo eticamente inaccettabile ma anche assai rischioso (1). Gli studi iniziali condotti per il COVID-19 nell’animale più frequentemente usato per lo sviluppo di nuovi farmaci, il topo, non hanno fornito risultati positivi. Infatti i topi, una volta infettati con il virus, non sviluppano una polmonite analoga a quella dell’uomo. Per questo sono iniziate prove con altri animali, inclusi quelli costosi come i furetti e le scimmie.
Recentemente, però, la diversa sensibilità del topo rispetto all’uomo è stata dimostrata dipendere dal recettore del SARS-Cov-2. Nell’uomo l’attacco del virus dipende dal suo legame ad un recettore, l’ACE2 (Angiotensin Converting Enzyme 2), che nell’uomo è presente sulla membrana plasmatica delle cellule più gravemente colpite, le cellule epiteliali dei polmoni e quelle endoteliali dei vasi. I topi sono resistenti al virus perché il loro recettore ACE2 è diverso da quello dell’uomo. Però, dopo l’inserimento mediante transgenesi del recettore umano, i topi diventano sensibili al virus e sviluppano la polmonite quando sono infettati. Questi topi transgenici sono quindi modelli sperimentali molto utili per l’analisi preventiva dei farmaci o per altri trattamenti del COVID-19. Non si tratta di un approccio innovativo. Infatti esiste già una grande varietà di topi geneticamente modificati utilizzabili per ricerche sperimentali. I topi geneticamente modificati forniscono sempre nuovi modelli animali su cui sperimentare farmaci. Se approvati, questi farmaci permetteranno di avviare gli studi sull’uomo, i così detti trial clinici.
A questo punto lo sviluppo nel topo di nuovi farmaci che, una volta confermati nell’uomo, lo proteggano dai gravissimi danni indotti dal COVID-19 potrebbe sembrare possibile anche in Italia. Purtroppo la situazione è ben diversa. Anni or sono un Decreto Legislativo (26/2014) del nostro Paese modificò molti aspetti della ricerca italiana sugli animali eliminando parte della Direttiva Europea (2010/63) che assicurava condizioni di ricerca analoghe in tutti i Paesi della Comunità. Tra le altre difficoltà, il Decreto ha introdotto una burocrazia pesantissima (molti mesi necessari per rendere possibile un progetto!) e la proibizione di specifici esperimenti. Fino ad oggi interventi del Governo hanno temporaneamente sospeso alcuni aspetti del Decreto. Questa sospensione, però, scadrà alla fine dell’anno. Al momento, quindi, non è possibile anche solo programmare esperimenti che durino più di alcuni mesi. Di fronte ad una condizione che taglia fuori la ricerca e la tecnologia italiana dall’impegno scientifico e sociale di difendere l’uomo dall’infezione COVID-19, la Commissione Salute dell’Accademia Nazionale dei Lincei sente di dover intervenire. Il Governo e il Parlamento devono eliminare definitivamente, senza ulteriori moratorie, sia la burocrazia che i divieti assurdi. E’ infatti essenziale che i ricercatori italiani possano partecipare, con gli stessi diritti dei loro colleghi europei, alla corsa della ricerca per scoprire farmaci e vaccini contro il COVID-19 e contro altre malattie per cui non si è ancora trovata una cura.
Note
Jiang S. Don't rush to deploy COVID-19 vaccines and drugs without sufficient safety guarantees. Nature 579: 321, 2020.
I pareri espressi dalle Commissioni Lincee rientrano nella loro autonoma responsabilità
Disponibile anche la versione inglese del documento, intitolata "Animal experiments needed in Italy for the COVID-19 battle"
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