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Il Socio Joe Gall, fondatore della moderna Biologia Cellulare, mancato a settembre 2024

Date: 
12/09/2024

Joseph G. Gall (1928-2024)

Joseph Grafton (Joe) Gall, ritenuto il fondatore della moderna Biologia Cellulare per il suo contributo alla nostra comprensione dei cromosomi e del nucleo della cellula, è morto il 12 Settembre 2024 all’età di 96 anni. E’ stato un esperto conoscitore ed innovatore della microscopia, un appassionato naturalista, uno studioso di storia naturale, un eccezionale mentore.

Joe Gall ha avuto uno straordinario impatto in Biologia, sia per la sua pionieristica ricerca in nuovi ambiti, che per la sua guida di generazioni di giovani divenuti a loro volta importanti scienziati e scienziate. Con audacia, e insieme con personale modestia, ha spinto i confini della ricerca in ambiti fino ad allora inesplorati, mostrando come menti brillanti e libere possano cambiare la nostra visione della realtà.

Curioso sulla vita naturale già dall’infanzia, il dono, ai suoi 14 anni, di un vero microscopio e poi di un microtomo aveva incoraggiato in lui l’idea che il mondo naturale potesse essere studiato, compreso e descritto. Da allora ha sempre avuto una capacità eccezionale di scegliere i problemi scientifici più rilevanti del tempo e, insieme, gli organismi più adatti ad affrontarli. Per il suo PhD alla Yale University, Joe Gall decise di studiare i cromosomi giganti lampbrush presenti negli ovociti degli anfibi, di cui aveva letto nel libro di Waddington “Introduction to Modern Genetics”, del 1939: a questo scopo si costruì il primo microscopio a contrasto di fase invertito. Membro di Facoltà nella Università del Minnesota a 24 anni, studiò mediante microscopia elettronica la struttura del nucleo – in particolare i pori della membrana nucleare ed i centrioli (es. pubblicazioni del 1954, 1961, 1967).

Professore a Yale dal 1964 al 1983, insegnò a se stesso biochimica e biologia molecolare per fonderle con lo studio morfologico, fondando così la moderna Biologia Cellulare. La sua più grande soddisfazione è sempre stata quella di lavorare lui stesso al banco del laboratorio, come ha fatto fino a pochi anni prima di morire: le sue ultime due pubblicazioni sono del 2021.

Molte sono le sue scoperte, davvero fondamentali per la nostra conoscenza in Biologia. Joe Gall ha rivoluzionato la nostra idea sui cromosomi dimostrando che essi contengono una singola doppia elica di DNA da una terminazione all’altra di ogni cromatidio (1963). Insieme alla sua studentessa Mary Lou Pardue, Joe Gall ha inventato il potentissimo metodo della ibridazione in situ (poi detta FISH), che permette di localizzare e mappare i geni nei cromosomi e di identificare nella cellula specifici RNA (1969). L’ibridazione in situ permetteva anche di correlare specifiche sequenze di DNA all’intero genoma, aprendo così la strada all’era genomica.

Joe Gall ha anche isolato il primo gene eucariotico (DNA ribosomale, 1968), prima dell’avvento della clonazione genica, e ha mostrato la sua amplificazione sia in ovociti di anfibi che nel macronucleo di protozoi (1968, 1974).

Riguardo alla struttura dei cromosomi, mediante ibridazione in situ Joe Gall ha inoltre dimostrato che i centromeri contengono sequenze di DNA altamente ripetute (1969, 1970, 1971). Inoltre, il suo lavoro con la studentessa Elizabeth Blackburn ha delucidato la struttura dei telomeri: questi segmenti terminali di ogni cromosoma sono costituiti da DNA ripetitivo, che protegge il materiale genetico dai danni e ne assicura la corretta replicazione ad ogni divisione cellulare (1978). Per questa scoperta e per il lavoro che ne è derivato, nel 2009 Elizabeth Blackburn e la sua studentessa Carol Greider sono state insignite del premio Nobel per la Medicina.

Per poter dedicarsi del tutto alla ricerca, nel 1983 Joe Gall si è trasferito al Dept. of Embryology del Carnegie Institution a Baltimore, dove ha continuato a far progredire le conoscenze sull’attività del nucleo cellulare e specialmente sulla trascrizione e “processing” degli RNA trascritti, delucidando la struttura dei “Cajal bodies” e identificando introni stabili dopo lo “splicing” (es. 1999, 2004, 2010, 2011, 2021).

La sua vocazione naturalistica si rifletteva nella varietà, davvero inusuale, degli organismi volta a volta scelti ed usati per la sua ricerca a seconda del problema affrontato – una strategia rivelatasi vincente. Così, nello zoo del suo laboratorio troviamo insetti, come i ditteri Drosophila e Sciara e il coleottero acquatico Dytiscus, gli anfibi Xenopus e Nothophtalmus (tritone), protozoi ciliati e diversi altri animali, individuati come sistema modello per un determinato problema biologico.

In parallelo, la sua conoscenza della storia della scienza prende corpo nella sua estesa collezione di libri antichi di storia naturale, che iniziò da adolescente e che leggeva con grande interesse nelle lingue originali (latino incluso): da questa collezione è emerso il suo libro “Views of the Cell: A Pictorial History” (1996), che intendeva – nelle sue parole - “deliziare gli occhi e la mente”.

Molti riconoscimenti hanno premiato il suo valore. Joe Gall è stato nominato membro della National Academy of Sciences, della American Academy of Arts and Sciences, della American Philosophical Society, oltre che dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 2006, la Fondazione Albert e Mary Lasker ha premiato la sua ricerca con il prestigioso “Special Achievement Award in Medical Science”, un premio per contributi eccezionali alla ricerca biologico-medica, considerato il Nobel americano. Joe Gall ha anche ricevuto il premio Louisa Gross Horwitz della Columbia University (con Blackburn e Greider), il “Lifetime Achievement Award” della Society for Developmental Biology (che ha anche presieduto), il “Mentor Award for Lifetime Achievement” della American Academy for the Advancement of Science (AAAS) e il premio più prestigioso della American Society of Cell Biology (di cui è stato presidente), la medaglia E.B. Wilson: d’altronde, il libro di E.B. Wilson “The Cell in Development and Heredity” (1925), era stato il primo libro della sua collezione, acquistato da ragazzo.

Oltre ad aver raggiunto fondamentali risultati scientifici, Joe Gall è stato tra i primi sostenitori e promotori della presenza delle donne nella scienza, quando ciò non era comune: anzitutto, accogliendo molte studentesse nel proprio laboratorio e rispettando la loro dignità al pari degli studenti maschi. Molte delle studentesse del laboratorio di Gall hanno raggiunto i vertici della scienza con importanti riconoscimenti.

L’opera di mentore di molte studentesse da parte di Joe Gall è stata riconosciuta dal premio “Sandra K. Masur Senior Leadership Award” della ASCB’s Women in Cell Biology (WICB). Questo suo ruolo è inoltre citato nelle motivazioni del “Mentor Award for Lifetime Achievement” della AAAS e del premio Lasker, che elogia Gall come un “long-standing champion of women in science.” Con generosità, Joe Gall ha anche accolto sempre nel suo laboratorio persone di altri paesi, che non sempre possedevano una preparazione adeguata ad uno dei laboratori migliori al mondo.

Joe Gall è sempre apparso totalmente disinteressato al potere personale, forse perché lo avrebbe distratto dal lavoro scientifico. Aveva forti principi sulla condotta scientifica: la scienza doveva essere collegiale, interattiva ed onesta: come effetto, i suoi competitori nella scienza erano anche i suoi più cari amici.

Joe Gall era una persona di grande civiltà: pensava in profondità, era attento e rispettoso nei confronti di tutti, di sentita gentilezza e modestia. Joe Gall è perciò ampiamente onorato sia per il suo lavoro nella scienza che per il suo ruolo di mentore, guida e collega, sempre svolti con integrità.

Gli sopravvivono la moglie, Diane M. Dwyer; il figlio, Lawrence F. Gall; la figla, Barbara G. Eidel; e tre nipoti, Jennifer Barrer-Gall, Lillian Eidel e Shelby Eidel.

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