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Luigi Pasinetti, Maestro dell’economia politica, scomparso a Milano il 31 gennaio 2023

Date: 
31/01/2023

Luigi Pasinetti (1930-2023) è stato socio linceo corrispondente dal 1986 e socio nazionale dal 1993.
La sua appartenenza alla nostra Accademia fu sempre molto attiva in quanto egli era profondamente convinto che questa eccellente Istituzione fosse non solo un Simbolo storico del progresso scientifico e culturale ma anche un Presidio del sapere nella libertà e nel pluralismo della ricerca oltre quelle che in taluni casi appaiono correnti prevalenti

1. Tre eventi lincei emblematici e l’impostazione scientifico-culturale
In un breve ricordo non è possibile rievocare i suoi contributi all’attività specifica ai Lincei che nella sua durata di quasi 40 anni speriamo possa essere valutata in seguito ma tre eventi vanno ricordati per il loro carattere emblematico.
Uno è il dibattito nel 2008 sul volume di Pasinetti «Keynes and the Cambridge Keynesians A ‘revolution in economics’ to be accomplished» coordinato dal Linceo Cozzi ed al quale sono intervenuti vari soci lincei italiani ed anche dei soci lincei stranieri, William Baumol e Robert Solow.
Un secondo è il Convegno del 2009 «Gli economisti post-Keynesiani di Cambridge e l’Italia» (Atti dei Convegni Lincei n.261) al quale parteciparono 22 relatori italiani, tra i quali tanti soci lincei di allora e tanti che divennero tali successivamente. Fu un Convegno che rimane un momento importante del pensiero economico italiano ben lontano da autarchie nazionali. .Pasinetti fu uno dei promotori e animatori del Convegno.
Un terzo è la presentazione nel 2014 del volume «Catalogue of the Library of Piero Sraffa» (curato da Giancarlo de Vivo per la Fondazione Luigi Einaudi e la Fondazione Raffaele Mattioli). Allo stesso parteciparono come relatori vai soci lincei (Cozzi, Lunghini nonché lo scrivente e tre allievi di Sraffa, John Eatwell, Luigi Pasinetti e Amartya Sen (tutti lincei). Chi conosce la storia noterà anche i nomi delle fondazioni :quella Einaudi (Linceo) e maestro di Sraffa (Linceo) nonché quella Mattioli (amico di entrambi). Nell’opera scientifico-culturale di Luigi Pasinetti (come ho argomentalo oggi su «Il Sole 24 Ore» nell’articolo «Pasinetti, un innovatore della teoria economica fedele al rigore analitico») assai noti sono i suoi contributi fondamentali all’analisi economica sulle teorie della crescita con cambiamenti strutturali e sulla distribuzione del reddito. Nel suo lavoro non ha mai perso di vista la storia dell’analisi economica, con particolare riferimento agli economisti classici dell’Ottocento per la loro visione delle dinamiche di lungo periodo. Pur rispettando la genialità di vari economisti neoclassici e marginalisti, egli ne ha criticato gli approcci meccanicistici riferiti ai mercati e agli individualismi a fronte della complessità dei processi dello sviluppo economico. L’innovatività dei suoi contributi l’ha così portato a un rilievo internazionale indiscusso anche da parte di altri grandi economisti che ebbero con lui forti, ma sempre rispettosi, dibattiti.

2) Una formazione Italo-Cantabrigense ma anche cosmopolita
La sua formazione iniziò con la laurea in Economia e Commercio all’Università Cattolica (1954) dopo la quale – anche per incoraggiamento del suo maestro Siro Lombardini – andò nelle maggiori università internazionali per le scienze economiche. Con borse di studio, tra cui due prestigiosissime borse Stringher della Banca d’Italia, studiò a Cambridge, Harvard, Oxford. Nel 1960, appena trentenne, diventò fellow del Nuffield College di Oxford e l’anno successivo (chiamato da Richard Kahn, un autorevolissimo allievo di Keynes), divenne fellow del King’s College di Cambridge. Conseguì il PhD in Economics a Cambridge con una dissertazione su A Multi-Sector Model of Economic Growth che diventerà, anche per gli sviluppi successivi, un riferimento cruciale per generazioni di economisti. A Cambridge rimase principalmente dal 1961 al 1973, diventando nel 1961 lecturer prima e poi reader in Economics. Solo Piero Sraffa (tra i cui allievi vi fu anche Garegnani) raggiunse prima di lui questi traguardi, allora difficili per italiani espatriati.
Questi risultati venivano dalla stima ch’egli si conquistò con opere molto innovative, ma anche per una personalità garbatamente determinata nelle sue tesi, talvolta in dialettica con i maggiori economisti di Cambridge tra cui vari allievi di Keynes (Kahn, Kaldor, Robinson) e altri tra cui Sraffa e Goodwin. Tutti accademici di prestigio che videro in Pasinetti un economista che poteva proseguire nella “linea classica e keynesiana”, innovando nella teoria economica dinamica con grande rigore analitico.
Pasinetti, pur avendo già una posizione di grande rilevo internazionale, non abbandonò mai l’Italia dove era il suo primo “maestro” Siro Lombardini con il quale mantenne sempre stima e amicizia. Nel 1964 vinse la cattedra alla Cattolica dove, alternandosi con Cambridge, insegnò fino al 1976, anno nel quale ritornò definitivamente in Italia. Molti economisti italiani ebbero il privilegio di andare a Cambridge dagli anni ’60 grazie ai suoi affidavit e così molti divennero suoi allievi e poi suoi colleghi in Italia. Alla Cattolica insegnò econometria e analisi economica con un rigore accademico ammirabile per la sua attenzione alle tesi di laurea e ai suoi collaboratori. Il suo prestigio internazionale ha dato molto agli economisti italiani con i quali dialogò anche come presidente della Società Italiana degli economisti e come “Linceo”, dove trovò maestri di tante generazioni tra cui Paolo Sylos Labini.
Pasinetti fu anche cosmopolita sia perché ebbe allievi sparsi per tutto il mondo e tenne conferenze ma anche consistenti periodi di docenza in molto Paesi dalla Amarica Latina al Giappone.
Impressiona vedere nei volumi dedicati alle sue ricerche la varietà degli studiosi e della loro collocazione multinazionale.

3) Un Maestro dell’economia politica collocata nella storia
Chi l’ha conosciuto o gli è stato allievo e collega lo ha ammirato non solo per la magistrale competenza, ma anche per il suo tratto privo di quella supponenza che poteva derivare dalla sua caratura scientifica. I maestri di Pasinetti videro in lui un economista che avrebbe potuto proseguire nella linea classica e keynesiana, innovando nella teoria economica dinamica. Egli è andato oltre, evidenziando che l’economia politica non è solo analisi astratta di ipotetici fenomeni economici razionali, ma analisi di quella complessa realtà in continuo cambiamento dato dallo sviluppo economico, dove le politiche e la società, le innovazioni e le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale. Ciò è dimostrato dai molti dibattiti ch’egli ebbe con altri economisti tra i quali vanno emblematicamente ricordati quelli che Pasinetti ebbe con vari premi Nobel (cifra “simbolica” dell’eccellenza) come Paul Samuelson e Robert Solow. Ben oltre a questo la sua caratura scientifica è confermata dai molti scritti sulle sue teorie e dalla traduzione in tante lingue dei suoi volumi. Pasinetti non se ne fece mai vanto, ma spetta a chi viene dopo non dimenticare un Maestro di integrità scientifica e dedizione allo sviluppo della conoscenza.

2 febbraio 2023
AlbertoQuadrio Curzio

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