Agostino Chigi (1466-1520), splendido mecenate e ricchissimo banchiere del papa, ha rappresentato sul versante finanziario e imprenditoriale ciò che Raffaello Sanzio (1483-1520) ha costituito sul piano artistico e intellettuale nella Roma del tempo. Il sodalizio fra il banchiere senese e il pittore di Urbino è stato non solo un rapporto di committenza, ma una vera e propria amicizia. Un legame cresciuto col tempo e segnato da incarichi sempre più importanti, perché il Sanzio ha messo mano a opere dedicate ai momenti centrali della vita (matrimoni, come nelle logge di Galatea e di Psiche) e della morte di Chigi (le due cappelle funerarie), che avvenne a soli cinque giorni di distanza da quella dell’artista, l’11 aprile 1520.
La serie inizia con l’affresco della Galatea (1512 ca.), nell’omonima loggia della Villa Farnesina, in contemporanea con la commissione per la cappella Chigi in S. Maria della Pace, cui seguirà il più ambizioso sacello di S. Maria del Popolo. Quest’ultimo, nelle intenzioni di artista e committente avrebbe costituito un unicum per la bellezza dei marmi, lo splendore dei mosaici nella cupola, le statue dei profeti ispirati alla statuaria classica, e per l’unità delle arti – pittura, scultura, e architettura – che concorrono a creare un insieme di inedita efficacia comunicativa. Chigi fa poi progettare a Raffaello le stalle in forma di palazzo, di cui rimangono pochi resti su via della Lungara e che, inaugurate con un banchetto, furono al centro di un celebre invito al papa.
L’opera “chigiana” di Raffaello che suscita più scalpore è la Loggia di Psiche, realizzata in vista del matrimonio con Francesca Ordeaschi, madre di quattro figli di Agostino, perorato da Leone X per regolarizzare la loro relazione. Gli affreschi della loggia, ispirati all’Asino d’oro di Apuleio, raffigurano le difficili prove che la bellissima Psiche deve affrontare per poter sposare Amore. Raffaello ha fatto eseguire a Giovanni da Udine un magnifico pergolato dove le storie “celesti”, che coinvolgono Venere, Giunone, Giove, Mercurio e Amore, si sviluppano nei peducci e nelle vele della volta e si concludono al centro, nei due finti arazzi con l’arrivo di Psiche fra gli dei e il banchetto nuziale. La chiave autobiografica è evidente e Psiche/Francesca diviene simbolo della conquista del rango sociale dei Chigi: alcuni amici umanisti, fini conoscitori delle fonti classiche, selezionano dai testi greci e latini le storie mitologiche atte a rappresentare le ambizioni autocelebrative del committente.
Parallelamente a questi interessi letterari, il desiderio di Chigi di visualizzare le storie di dei ed eroi secondo le immagini degli antichi si concretizzava in una delle più importanti raccolte del primo Cinquecento romano, precocemente dispersa dopo la sua morte, nel 1520. All’arsenale figurativo di questa collezione, che contava ottanta statue all’interno della villa e un numero imprecisato di opere nei giardini, attinsero gli artisti che gravitavano nell’orbita di Chigi, e Raffaello in primis.
Nel clima fervido delle attività di progettazione e decorazione del palazzo trasteverino e dei suoi giardini, la raccolta antiquaria del banchiere senese rappresentò una formidabile pietra di paragone per gli artisti dell’“officina chigiana”, che potevano ispirarsi ai modelli della scultura classica, nel quadro di una sistematica restauratio Romae promossa dai papi del Rinascimento. Così, anche la collezione di Agostino, ha contribuito a segnare un momento centrale dello stile “classico” di Raffaello.
Costanza Barbieri
Alessandro Zuccari
Legenda
Fig. 1 Roma, Villa Farnesina. Raffaello, particolare della Galatea con il cocchio trainato dai delfini, Polemone e il corteo di tritoni e nereidi, in cui evidente è l’influsso formale dell’Antico
Fig. 2 Roma, Villa Farnesina. Raffaello e aiuti, Psiche condotta in cielo da tre amorini. Pennacchio della volta della Loggia di Amore e Psiche.
Fig. 3 Roma, Villa Farnesina. Raffaello e aiuti, il Banchetto nuziale nella volta della Loggia di Amore e Psiche, in cui traspare l’ispirazione ad alcuni tipi statuari classici. .
Fig. 4 Roma, Villa Farnesina. Baldassarre Peruzzi, particolare del Corteo marino che compare nell’apparato decorativo della Stanza del Fregio. La figura è con ogni probabilità derivata dall’iconografia di una personificazione fluviale antica, quale ad esempio la statua del Tevere (oggi al Louvre) che fu scoperta a Roma nel 1512 ed esposta in Vaticano